
La vicinanza solidale rappresenta una forma di solidarietà tra famiglie disponibili all’aiuto. L’obiettivo è quello di sostenere famiglie con figli minori nell’organizzazione della routine quotidiana, condividendo risorse ed opportunità.
LA STORIA
“La Soglia” nasce a Cantù grazie alla volontà della maestra Nava, donna di grande cuore e acuta sensibilità, che si trova improvvisamente a doversi prendere cura di tre fratellini abbandonati dalla famiglia.
Erano gli anni ’70 e le leggi in materia di aiuto e sostegno alla famiglia non erano ancora definite.
Così Marisa Nava, con l’aiuto di un gruppo di persone volonterose e di rara disponibilità, inizia la sua opera di aiuto e sostegno alla famiglia, proseguita in forma “artigianale” fino agli anni ’90.
Solo nel 1993 l’Associazione di volontariato si struttura nella forma legale attualmente conosciuta.
Dalla sua nascita La Soglia ha assunto il compito di sensibilizzare il territorio sull’importanza dell’affido famigliare: ha giocato un ruolo nella ricerca e nel sostegno delle famiglie affidatarie, relazionandosi con il Servizio Tutela del territorio.
Un gruppo di autoaiuto, coordinato da professionisti, ha seguito le nostre famiglie per oltre due decenni, accompagnandole nella loro quotidianità di esperienze con i bambini e i ragazzi a loro affidati.
I NUOVI TEMPI
Attualmente, a seguito di scelte volte a regolamentare gli interventi dei Servizi Sociali anche in considerazione delle nuove normative, il Comune di Cantù ha deciso di centralizzare i servizi modificando l’organizzazione relativa all’affido dei minori.
Tuttavia, con il bagaglio di esperienza acquisito nel corso di quasi 30 anni dedicati all’affido, La Soglia si rende disponibile ad aiutare e consigliare le famiglie orientate verso tale attività, tramite persone competenti in materia, fino a promuovere e facilitare la collaborazione Famiglia/Comune, mettendo in contatto le famiglie con il competente organo comunale.
LE NOSTRE FAMIGLIE SOLIDALI
Sono famiglie o singoli che aiutano i genitori in difficoltà a fronteggiare alcuni problemi della vita quotidiana:
- Accompagnano nello svolgimento di pratiche burocratiche e alla conoscenza e all’utilizzo dei servizi territoriali
- Garantiscono la frequenza scolastica dei minori con il trasporto casa scuola e nelle attività ludico sportive
- Aiutano a fare i compiti e intercettano le carenze da colmare
- Garantiscono una mediazione culturale tra famiglie straniere e strutture sanitarie
Testimonianze
All’inizio sono stata volontaria per il doposcuola, ma pochi mesi dopo, d’accordo con la mia famiglia, avevo già un bambino in affido.
Con la mia famiglia ho vissuto due esperienze di affido: «Il primo era molto piccolo, aveva sei mesi, ora ha dodici anni e ci vediamo ancora. Io e la sua mamma siamo amiche. Il secondo affido era poco più grande e purtroppo è terminato in modo brusco».
Ora faccio sempre parte dell’associazione, accompagnando a scuola i bambini, quando le loro famiglie non possono farlo. Il tempo trascorso in macchina diventa tempo prezioso di relazione, di legami, tra la ripetizione di una poesia o la richiesta di aiuto per un compito.
Siamo diventati una famiglia affidataria o, se vogliamo contrapporla a quella biologica di pancia, famiglia di testa cinque anni fa.
E’ inutile negare che l’ingresso di David nella nostra famiglia è stato, e qualche volta lo è tuttora, difficile e destabilizzante negli equilibri della nostra famiglia. Le sue richieste di attenzione, il suo grandissimo bisogno di «essere visto», di farci sapere che «c’è anche lui», le difese che ha attivato hanno causato e causano tuttora discussioni, gelosie, fastidi. L’armonia ha bisogno di tempo e riflessione per ricomporsi, ma ci lavoriamo.
Per contro l’arrivo di David ha portato una ventata di novità e di consapevolezza: ha in qualche modo esaltato i nostri pregi e i nostri difetti e ci ha permesso di essere più consapevoli delle nostre forze divenendo egli stesso un agente di cambiamento per tutti noi.
Dopo una anno di doposcuola con la Soglia sono arrivata gradualmente alla consapevolezza di essere pronta per un impegno più grande. Dopo pochi mesi è arrivata la proposta di un affido residenziale di una bimba molto piccola. All’inizio mi sono spaventata, consapevole che accogliere un bambino in casa, inserirlo nella tua famiglia, è ben diverso dal dedicargli qualche ora al doposcuola.
Mio marito, mio figlio, i miei genitori i nostri amici sono stati travolti da questa esperienza. Ora siamo una famiglia a tutti gli effetti; una famiglia allargata. Si parla spesso di due mamme, ed è così, c’è un surplus di parentele e relazioni, ma se si riesce a costruire un equilibrio è meraviglioso.
Per me, l’affido, è la cosa che dà una casa ai bambini, che di fatto non l’hanno, è una cosa bella. Molto bella. Tutti i bambini che non hanno una casa, o che non hanno la famiglia adatta, si meritano un affido. Perché tutti si meritano amore.
Sono cresciuta al primo piano di un condominio popolare. Ricordo che ogni volta che sentivamo la sirena di un’ambulanza passare nella via sottostante mio padre ci guardava, come contandoci mentalmente, e diceva “siamo tutti qui…va tutto bene“.
Nella stessa casa al quarto piano c’era una famiglia con tre figli come noi. Ogni tanto però da loro compariva un bambino “nuovo“ che si univa a noi per giocare in cortile o per i compiti. Rimanevano per un po’ di tempo poi se ne andavano, alcuni rimanevano.
La mamma del quarto piano si chiamava Marisa Nava, una delle fondatrici della SOGLIA, il suo esempio, più di qualsiasi discorso, mi ha fatto capire cosa fosse l’affido, perché fuori dalle nostre quattro mura non sempre tutto va bene e noi possiamo metterci sulla soglia per accogliere.
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